[Propongo oggi una poesia molto ‘ibrida’ e insolita, anche bizzarra, e sicuramente molto diversa nel tono dalla maggior parte delle altre mie cose, nella sua leggerezza quasi da barzelletta o battuta. Anche per questo ho deciso di non inserirla nella già abbastanza eterogenea raccolta futura. Non escludo di magari provare a riscriverla per amalgamarla a un poema in progress che sto scrivendo, ma vedremo. Buona lettura, intanto]
Il dono della meraviglia L’avventuriero britannico Suo Landlord, stato nel Taj Mahal e nelle latrine delle megalopoli d’India, che se c’è luce e risciacquo vai di lusso, e spera che il piede non ti scivoli via e di non sentirti geologo d’accatto nell’operazione, operante infatti in qualità di capo infermiere nel reparto di massima urgenza, che i medici col contesto han poca dimestichezza, che i medici li dirigo io e gli tengo testa, chitarrista in band progressive rock negli scantinati di Manchester atleta dinamitardo della risata sollevatore di pesi in cameretta amante del curry e del piccante, che questa ricetta la soffiai nell’esplorazione in moto della Tailandia tra foreste e capanne, estimatore del gioco d’azzardo con l’adrenalina impennantesi al calar delle chances e altresì della solidità dell’immobile in campagna già acquisito, leggenda infine per propria quasi imbarazzata ammissione una mattina io l’inquilino verso il té into the bowl and not into the cup e lui rimane di stucco.