[Continua la rubrica delle poesie del venerdì, quelle che non vedranno luce in un volume. Oggi propongo un breve testo, piuttosto recente, che in un certo senso si limita a catturare un momento, di per sé triviale ma che forse rivela qualcosa di meno scontato. Buona lettura]
Porto, per spegnerlo, il fiammifero alle labbra vorrei che mi tremassero ma niente, il loro agire sulla fiamma che ascende è netto. Sarà cecità sognante, figura di carroarmato, o carezza assestata nel punto giusto dell’accendersi; figura di sigillo, per esempio di quando l’esercizio chiude le serrande, o il bacio la storia.