[Con oggi concludo il venerdì dedicato ai miei inediti che non hanno avuto e non avranno la chance del libro. Andare oltre significherebbe fare archeologia di sé, indugiare sul passato, inibire gli slanci presenti. Vi propongo una poesia del 2011 che non avevo voluto inserire, pur sembrandomi discreta, in Non di fortuna; mi è capitato di sentire l’impulso di riscriverla alcuni giorni fa, e dunque ecco entrambe le versioni. Buona lettura]
Già sul treno Ho addosso la tua maglia femminile a falde, infilata buffamente proprio mentre il freddo era serio più del freddo dovuto a Milano una domenica presto, grazie. C’è posto per tutto in spazi così, già sul treno ce n’è sempre uno accanto e due appaiati ma tre alle volte se risale a monte, a prima di noi, il treno. Lungo le terre di mezzo e di nessuno, nella tratta dei rientri, uno spasimo piatto, non diretto, tutta quella massa sfuggita in silenzio all’uncinetto (più premuta della maglia adesso e meno premura, da parte di chi) ci vuole suoi, si allarga piano dal sedile accanto ma deserto. (2011) Prima di casa Il freddo era serio più del freddo dovuto a Milano un venerdì presto. Indossavo la tua maglia. Ricadeva buffa in quelle falde, nel tuo odore da opporre al lisoformio sul treno. Non rientrava, la cosa, ricadevo nel tuo odore, tornavo a scappare ma prima di casa, di casetta, prima dei miei a prendermi veniva uno spasimo piatto, non diretto, tutta una massa sfuggita in silenzio all’uncinetto (più premuta della maglia adesso, e meno premura... da parte di chi?) E si allarga, ci vuole suoi dal sedile accanto ma deserto. (2021, riscrittura)